chat L’economia del collaudatore di materassi secondo Topolino

Mio figlio è un divoratore vorace dei fumetti di Topolino. Attende con ansia il martedì per l’arrivo del nuovo numero nella cassetta della posta, lo consuma in pochi minuti e passa il resto della settimana a leggere e rileggere quelli precedenti, spargendoli in ogni stanza della casa. Non c’è un angolo dove sedersi, su tutti la tazza del water, da cui non si possa allungare la mano verso il pavimento o un pezzo di mobilio per prederne uno a caso, dagli anni passati. Ovviamente non legge solo Topolino, ma diciamo che sono una parte importante del tempo che dedica alla grande letteratura.

Ovviamente a leggere Topolino si entra in questo mondo strano in cui le regole sono un po’ diverse dalle nostre. Non voglio parlare della solita storia in cui da quelle parti non ci sono mai genitori e figli, ma sono tutti zii e nipoti. E nemmeno di quella cosa per cui ci sono animali antropomorfi che vanno in giro su due zampe e più o meno vestiti e altri che invece sono bestie come lo sono dalle nostre parti. Immagino che Nonna Papera quando fa la sua celebre crostata di mele usi le uova delle sue galline animalesche e non quelle che depone lei stessa, per fare un esempio. Questi argomenti sono stati ampliamente dibatutti anche da comici famosi, quindi li lascio a loro. Io voglio parlare dell’economia di Paperopoli, perché è l’argomento su cui mio figlio mi fa più domande.

Quando un bambino di dieci anni legge che Paperon De’ Paperoni, il papero più ricco del mondo, mette tutti i suoi soldi in un unico, enorme deposito, poi si chiede se questo è il modo normale di essere ricchi: ammirare visivamente le proprie ricchiezze convertite in monete e farci una nuotatina tutte le mattine, senza tenerle impegnate in fruttuosi investimenti, in più attirando le attenzioni della folcloristica delinquenza locale. E lo stesso papero, per risparmiare, invece di comprare il giornale preferisce andare a cercarne una copia usata del giorno prima al parco, con l’assurdo che la testata giornalistica in questione, il Papersera, è pure sua e potrebbe farsi consegnare una copia gratis al deposito. Ha senso che il papero più ricco del mondo si accontenti di notizie vecchie di un giorno, con tutte le questioni finanziarie che ha in ballo? Ha senso perché siamo a Paperopoli.

Al lato opposto c’è il nipote Paperino, da sempre disoccupato e quindi indebitato un po’ con tutti, in particolare con il ricchissimo zio, che approfitta di questa situazione per costringerlo a spolverare monete gratis e farsi accompagnare nelle sue imprese strampalate in giro per il modo alla ricerca di nuovi modi di arricchirsi. Non si sa perché Paperino sia disoccupato. Sta bene che gli piaccia pisolare sulla sua amaca più di ogni altra cosa, ma per me è stanco solo perché la notte deve fare il vigilante travestito da Paperinik, e per questo onere nessuno lo paga. Per assurdo si ritrova ad essere considerato da tutti uno sfaticato. Sarebbe più semplice se lavorasse come guardia notturna, facendosi pagare, e dormisse di giorno senza sensi di colpa. Resta il fatto che Paperino, debiti o no, riesce a garantire a se stesso e ai tre nipotini un tenore di vita accattabile in cui è facile identificarsi, più che con il suo avaro zio.

Tra i vari lavori temporanei che Paperino ha fatto credo ci sia stato quello di collaudatore di materassi. Credo che consistesse nel farsi pagare per farsi una saporita dormita di otto ore. Chi poteva essere più qualificato di lui per questo lavoro? Mio figlio è rimasto impressionato dalla possibilità di farsi pagare semplicemente per dormire. Sembra un lavoro meraviglioso! Ha tutto quello che serve per affascinare una mente semplice ma curiosa come la sua:

  • E’ un lavoro per cui non servono qualifiche
  • E’ un lavoro che devi fare comunque, anche quando non ti pagano. Tanto vale farsi pagare

E tutta questa semplicità ha spalancato il mondo della vera economia: come può funzionare un lavoro del genere nel mondo reale? E questo ho provato a spiegargli.

Se esistesse un lavoro del genere lo vorrebbero fare in molti, e si abbasserebbero le condizioni del lavoro, ad esempio pagando molto poco al punto che non sarebbe più così appetibile. Oppure si alzerebbe il livello delle qualifiche richieste, come a dire che va bene dormire per otto ore, ma alla fine il committente si aspetterebbe una relazione tecnica di altissimo livello, qualcosa che per produrla il dormiglione debba avere prima investito molte risorse, tra tempo e soldi. Oppure questa persona debba semplicemente essere in grado di convincere l’azienda produttrice di materassi di essere l’unica in grado di svolgere questo incarico con autentica professionalità, e quindi c’è una specie di abilità innata di persuasione nascosta. Un po’ come quella di quegli artisti che un giorno attaccano una banana al muro con il nastro adesivo e anni dopo noi siamo ancora qui a parlarne. Perché tutti sono capaci di attaccare una banana al muro con il nastro adesivo, ma solo uno è capace di arrivare al punto di essere famosissimo per averlo fatto. La vera arte è il percorso fatto per arrivare a potersi permettere un gesto del genere, non la banana il sè. Se voglio davvero fare un sacco di soldi dormendo su un materasso, devo dimostrare prima di essere l’unica persona a poterlo fare in modo tale che la mia presenza su quel materasso sia irrinunciabile, e questo è molto più difficile che non, di fatto, dormire sul materasso.

Questo è un po’ quello che mi ritrovo a spiegare a mio figlio. Non che voglio che rinunci in anticipo alla sua potenziale carriera di collaudatore di materassi. Dico solo che vuole seguire questa strada, deve rendersi conto di dove possano essere le difficoltà, almeno nel mondo degli umani. In quello dei paperi sembra proprio che ci siano tante possibilità inaspettate.

Questo è un po’ il tipo di discussione aperta che ho con mio figlio: fargli capire cosa può funzionare a Paperopoli che però è più difficile che funzioni al di fuori di quelle pagine. Ma man mano che scrivo, già mi rendevo conto che non è solo mio figlio a non capire la differenza tra i due mondi. Sembra proprio che ci siano molti adulti che credono che basti poco per diventare metaforicamente dei ben pagati collaudatori di materassi. Mi sto riferendo a quanti, sull’esempio di poche, abili persone, pensano si possa vivere agiatamente semplicemente mettendo in piazza la propria vita sul social di turno. Per me non è diverso da mio figlio che pensa si possa essere pagati per dormire, dimenticandosi completamente del motivo per cui qualcuno debba pagarti per farlo. Sei forse una persona più abile o interessante del resto dell’umanità? O forse solo più spregiudicata nel rinunciare alla tua dignità? Lato mio sono quel tipo di domande di cui proprio non mi interessa la risposta. Fosse per me sarebbe più utile se queste persone passassero il tempo ad attaccare frutta alle pareti di ogni posto in cui vanno, invece di farci delle fotografie, perché la frutta almeno fa bene alla salute.

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