chat Come fare le città 30 senza che il ministro dei trasporti se ne accorga

Alcuni giorni fa hanno approvato il disegno di legge sulla riforma del codice della strada. Nella visione del ministro dei trasporti la tutela della fasce deboli (pedoni e ciclisti) dalla fascia forte (automobilisti e camionisti) consiste nello scoraggiare chi nonostante tutto intende muoversi a piedi, in bicicletta o con un monopattino elettrico. Le cose che più di tutte trovo sconfortanti sono le restrizioni su piste ciclabili e città 30, si cui ora bisogna aspettare un decreto del ministero. Un po’ mi suona come una vendetta per la zona 30 di Bologna, fatta da un sindaco di sinistra che con ogni probabilità non può o non ha molto interesse ad essere rieletto, e che subito ha suscitato le ire degli automobilisti e le facili ironie del ministro dei trasporti.

Fare una città 30 era già prima una cosa complicata: non vuol dire solo riempirla di inverosimili limiti di velocità e fare fioccare le multe a chi sgarra. Quello è forse il primo passo, ma se non segue tutto il resto rimane solo l’idea che sia un tentativo peggiore del solito di fare cassa a spese di chi deve spostarsi. Certo, i benefici arrivano subito:

  • meno incidenti: se si va piano si ha più tempo di stare attenti, e pure di frenare se c’è qualcun’altro che non lo è stato
  • molti meno incidenti mortali (ricordo che quando c’è qualcuno che muore in strada di solito non è per lo scontro tra due pedoni, tra due biciclette o tra un pedone e una bicicletta, ma perché c’è qualcuno dentro un’automobile che viola lo spazio vitale di qualcuno che fino a poco prima si trovava all’esterno dello spazio occupato dalla sua automobile)
  • aria più pulita: le auto inquinano, lo sapevate? Quello che forse si tende ad ignorare per pigrizia mentale è che le porcherie che escono dal tubo di scappamento vengono respirate da chi quel giorno ha deciso di andare a piedi o in bici, pensa te che paradosso
  • più silenzio. Già: le automobili sono molto rumorose. Credo sia perché hanno un motore che funziona facendo esplodere degli idrocarburi fossili migliaia di volte ogni minuto

Il tutto con un tempo di percorrenza di pochissimo superiore: sai comè: non ci si pensa, ma muoversi a 30 all’ora di media in città sarebbe un utopia per molti automobilisti, visto che la maggior parte del tempo la si passa ad accelerare e e frenare in coda nel traffico. Una città 30 deve essere fatta non solo di limiti di velocità e di multe, ma deve essere una città ai nostri occhi più bella in cui le persone sono contente di andare a piedi, in bici o con i mezzi pubblici perché è piacevole farlo e perché si può farlo senza rischiare di morire su stradoni superveloci, senza dover aspettare tempi improponibili per il passaggio di un autobus (sempre che esista una linea in quel posto e in quel momento della giornata) e soprattutto senza doversi respirare i gas di scarico prodotti da chi ha deciso per la scelta più ovvia e sicura. Se prendiamo ad esempio i centri storici di tante città, già da tempo si può passare in auto credo solo nel caso si abbia lì una casa o un negozio, solo che deve essere talmente frustrante farlo a passo umano, tra pedoni e ciclisti che sbucano e si fermano a chiacchierare da tutte le parti, che pure chi ha diritto alla macchina decide di guidare quando proprio non può farne a meno, col risultato che va a piedi anche lui e si gode il suo bel quartiere senza stare chiuso nel suo brutto abitacolo. Semplice no? E tutti contenti. Oppure non rinuncia alla macchina e si muove veloce come le rotelle del passeggino che ha davanti.

Di zone 30 ce ne sono un bel po’ anche nei nostri paesotti, solo che troppo piccole per finire sul giornale e non sono il frutto di grandi concezioni politiche. Una è nella via storica in centro al mio paese: è una strada storta e stretta tra case e negozi tutti attaccati, come si faceva una volta. Da un po’ di tempo è comparso all’inizio un bel cartello: 30 all’ora. Prima immagino che il limite sottinteso fosse di 50 all’ora, come da prassi nei centri urbani. Ma pensare di andare qui andare a più di 30 all’ora è quasi impossibile, e si rischia di mettere sotto una anziana barcollante con la spesa o un cliente che esce da un negozio con troppo entusiasmo. Mi sorprende che in tutti questi anni sia rimasto schiacciato solo ad un cane, per giunta sotto un autobus di linea che sicuramente viaggiava ben al di sotto dei limiti.

Nel paese vicino c’è un’altra zona 30, ma qui è in un viale largo e diritto, circondata da ampi marciapiedi e con ottima visibilità. Qui ho provato più volte ad andare a 30 all’ora ma è quasi impossibile. Riesco a fare poco meno di 40 all’ora, senza nemmeno capire che marcia devo tenere per una velocità costante e controllata che non faccia ruggire si sofferenza l’acceleratore. Mi chiedo come facciano quelli che guidano automobili più moderne e prestanti della mia.

Quindi ecco la mia riflessioni di pedone, pedalatore e automobilista. L’obiettivo è di arrivare ad avere delle città che piacciono a tutti perché ti invogliano ad andarci a piedi, con i mezzi pubblici o in bici, con un’aria respirabile, piene di aiole, alberi, di panchine e di vetrine da fermarsi a guardare, e che non generano quantità mostruose di gas serra a distruggere il clima. Invece di partire dai cartelli dei limiti, così antipatici e che si prestano alla facile ironia delle masse e alle rappresaglie del ministro dei trasporti, si può partire dal contrario, ovvero rendere la vità difficile a chi vuole usare la macchina. Lo si fa stringendo le carreggiate invece che allargandole, regalando spazio a marciapiedi e ciclabili che non siano solo dei patetici segni per terra, ma che siano invalicabili alle auto, sia per viaggiarci che per parcheggiarci sopra. Lo si fa riempiendo le strade di curve e dossi, di modo che nemmeno volendo un guidatore può mettersi a correre. Lo si fa un po’ alla volta, così che un po’ alla volta sempre più persone prenderanno coraggio e invaderanno gli spazi cittadini, cambiando il sistema preferito per muoversi in centro. Quando anche l’ultimo degli amanti dei motori capirà che non ha più senso guidare in città perché si passa più tempo ad aspettare che si levino le biciclette e i passeggini che non a premere sull’acceleratore, allora sarà la vittoria di tutti quanti, e sicuramente sarà contento anche il ministro. Poi se alla fine vogliamo ancora mettere i cartelli lo possiamo fare, ma per me non ce ne sarà nemmeno bisogno.

Lascia un commento